domenica 20 ottobre 2013

Scritto nelle Stelle


In Italia c'è la crisi.

In Europa un po' meno, in America pare se ne parli già al passato, ma in Italia siamo in piena emergenza.

E' da quando ho iniziato a lavorare che mi dicono che il periodo d'oro è appena passato. Purtroppo sei arrivata in una fase calante, ma "ehi, vedrai che prima o poi la situazione migliorerà".

Invece ogni fine anno si discute di quanto peggiore sarà quello successivo.

Si tratta di discussioni in termini economici eh?se dovessimo parlare di oroscopi e affini, invece, pare che il mio segno zodiacale - il Leone, n.d.r. - viva un periodo di crisi ininterrotta a partire da quando sono entrata nella pubertà ai giorni nostri. Colpa di Urano. O di Plutone. Pare che entrambi stiano da anni, fissi, a rompere le uova nel paniere al cielo del leone.

Ma dico io, non potrebbero andare ad infelicitare qualche altro segno?sono in 12...facessero almeno a turno!Che ne è della storia della gravità terreste, della rotazione dei pianeti, se questi due non si schiodano da almeno 10 anni dal loro posto?

Che poi, uno ce la mette pure tutta ad affrontare la vita con ottimismo, positività ed un sorriso, ma se ci si mettono contro sia le congiunture economiche che quelle astrali....si rischia di far la fine di Don Chisciotte della Mancia e combattere contro i mulini a vento.

La cosa peggiore è che si sta perdendo anche la speranza. L'attesa. L'aspettativa. Quando ero bambina gli oroscopi raccontavano solo cose belle: pazienza se poi era una balla, almeno ti fornivano un flebile affidamento nel domani. Grinta per affrontare le giornate.

Un giorno, ricordo, da liceale, in una giornata grigia invernale il mio oroscopo mi disse di "buttarmi a peso morto nella sfida che la giornata mi avrebbe lanciato".
Quella mattina - inaspettatamente - venni interrogata in latino.
Seguii quindi il consiglio dell'oroscopo: mi alzai, andai alla cattedra e lì ... mi buttai a peso morto per terra nel disperato tentativo di simulare uno svenimento.
Nel mio completo abbandonarmi alla forza di gravità, rimbalzai anche con la testa sulla cattedra di legno.
La professoressa mi guardò inorridita: la mia era stata palesemente una finzione, ma dalla ferita aperta che mi ero appena procurata sulla fronte usciva sangue a fiotti: mi colava sugli occhi, ai lati del naso...parevo un volantino contro la violenza domestica. 

Eppure la fissavo con un sorriso ebete e trionfante: ero evidentemente, completamente pazza, ma come avrebbe fatto a dimostrarlo?

Quel giorno evitai il brutto voto e guadagnai punti. Due, per la precisione. Di sutura, sulla fronte. (ma molteplici punti guadagnò anche il mio amor proprio per aver portato a termine con successo il diabolico piano).

In ogni caso l'oroscopo, col suo messaggio grintoso, mi aveva spronato. Mi aveva ispirato. (Oddio, col senno di poi devo ammettere potesse anche integrare un principio di istigazione a delinquere, ma direi che su questo possiamo sorvolare).

Al giorno d'oggi, invece, di quegli stringati, chiari messaggi ottimisti cos'è rimasto? nulla!

Gli oroscopi di oggi inventano neologismi. 

Citano Twain e Checov (?). 

E, soprattutto, prevedono (quasi) sempre pantagrueliche frecate.  

Che ora, capisco i tempi siano cambiati. Capisco la società si sia evoluta. Ma - in nome di Dio - perchè se voglio sapere quanta sfiga o quale dose di moderata fortuna possono riservarmi i giorni a venire devo leggermi un intero brano del gabbiano di checov?!

E soprattutto, capisco il sesso venda. Capisco ci sia stata la rivoluzione sessuale. Capisco tutto. Ma se leggo il giornale con l'aspettativa di trovare uno sprono a tener duro nei giorni immediatamente a venire perchè prossimamente, sicuramente, la situazione sarà migliore...che mi significa sapere che mi aspettano giorni "sfigherrimi" (cit.) ma, almeno, il "sudombelico si bea di sfregamenti suin-suini"????

A parte l'opinabile uso dell'italiano, caro dott. oroscopo, oltre alla sfiga generale, devo aspettarmi di prendermi (pure) una candida???Posso beccarmi un particolare tipo di scabbia, per cui mi staresti suggerendo di tenermi a debita distanza dagli Allevamenti di maiali?

Oppure, sig. oroscopo, mi stai suggerendo di sfregarmi - stile lambada - alle pubenda del fruttarolo mentre compro un paio di cachi per cena??

....Basita mi chiedo, se fossi stata liceale oggi, con quale escamotage sarei potuta scampare ad un'interrogazione a sorpresa??

lunedì 29 luglio 2013

Big Fish



***"partire è un po' morire...ma morire, non è partire un po' troppo?" (cit. ... non ricordo di chi, potrebbe essere C. Guzzanti ma, a quest'ora, non ci metterei la mano sul fuoco)***

I miei stanno traslocando.

Più precisamente, stanno facendo ri-dipingere casa, il che comporta - di fatto - un trasloco bello e buono. 

Impacchetta, sposta mobili, inscatola cianfrusaglie, ecc. ecc.

Così - come ogni trasloco che si rispetti - da un lato, sparisce nel nulla una mole impressionante di roba (della cui sparizione NON è possibile chiedere conto a nessuno, pena crisi famigliare drammatica e insolvibile). Dall'altra parte, riemergono oggetti che si davano per scomparsi da anni: persi nel buco nero di un precedente trasloco.

Foto ingiallite, vestiti da neonato e ... lettere. 

Si perchè sebbene si viva da pochissimo nell'era di internet, tendiamo a dimenticarci che fino a solo un decennio fa la romantica, obsoleta comunicazione epistolare costituiva una regola. Era l'unico modo di comunicazione valido e alternativo al telefono. Dove per "telefono", per chi avesse vissuto un'infanzia e un'adolescenza nel sud Italia, deve intendersi necessariamente un unico modello (grigio, della telecom o prima ancora della SIP), messo a disposizione di TUTTA la famiglia.

Il che comportava estenuanti discussioni sul chi avesse diritto a stare al telefono e per quanto tempo.

Non era esattamente il trionfo della privacy (così caro ai nostri tempi). Così lo scambio epistolare era tutt'altro che inusuale.

In ogni caso, fra i pacchi di lettere emersi dal passato, una menzione d'onore ho deciso che spetta al carteggio intrattenuto fra mio padre poco più che ragazzino e una giovane donna inglese, all'inizio degli anni '70.

Ma andiamo con ordine.

Da quando ho memoria, mio padre aveva l'abitudine di raccontarci di un suo viaggio di gioventù in Inghilterra, come si trattasse di un'avventura fra il Gordon Pym, I Pirati dei Caraibi e Vacanze di Natale 1, 2 e 3. Naturalmente, come ogni storia trasformata in leggenda, il suddetto viaggio si arricchiva ad ogni racconto di nuovi e rocamboleschi dettagli. 

Così ci raccontava di quando si era perso - nottetempo - nei tetri e pericolosi vicoli del quartiere 'malfamato' di Londra...un dedalo di strade deserte e avvolte nella nebbia da cui era miracolosamente riemerso vivo all'alba. Nei suoi racconti parevano le vie ottocentesche di whitechapel in cui si aggirava, sanguinario, Jack lo Squartatore. 

Invece, gira e rigira, il pericolosissimo quartiere era il centralissimo Soho che - per quanto possa accettare l'idea fosse più degradato (e meno trash) dell'attuale - anche negli anni '70 era comunque confinante con Piccadilly Circus e Regent Street...mi riesce difficile pensare ci si potesse incontrare Jack lo Squartatore a caccia di vittime. Magari Mick Jagger con i pantaloni in pelle, strafatto di LSD. E secondo i miei parametri odierni, non lo avrei definito un brutto incontro.

I racconti, naturalmente, avevano anche una cospicua sezione romantica...che avrebbe fatto impallidire gli attuali libri di Moccia: bellissime poliziotte a cavallo baciate nel mezzo di Trafalgar Square, per esempio (nel racconto, per ovviare al dislivello causato dalla circostanza che la poliziotta fosse a cavallo, mio padre la baciava mentre era arrampicato su un albero (!). A Trafalgar Square (!!). Credo che se l'avesse fatto sul serio, negli anni '70, gli inglesi gli avrebbero sparato senza troppi complimenti. Per tutelare l'albero, ovviamente, non la poliziotta. Su queste cose gli Inglesi non scherzano).

E poi, ancora, mature donne manager che - invaghitesi di lui - gli avevano proposto di trasferirsi a Londra, dove avrebbe vissuto come loro mantenuto (tutto questo il 10 giorni di vacanza con il Circolo Ricreativo dell'Enel...vi rendente conto quanto noiose siano mediamente le vostre vacanze, vero?). 

In ogni caso, con il trasloco cui vi accennavo, sono spuntate fuori le lettere che mio padre e la donna manager (anche la MILF) si sono scambiati per un po' al termine di quella famosa vacanza.

E qui - per me - il primo colpo di scena: la donna manager esisteva sul serio. C'era prova scritta. 

E poi - secondo colpo di scena - la prova scritta (id est le lettere che la MILF scriveva a mio padre) era in inglese.

Poco male, direte voi, se la MILF era inglese, come avrebbe dovuto scrivere?In aramaico?

Il punto è che mio padre non parla e non ha mai parlato una sola parola di inglese. Infatti, era da me - con le sue lettere - perché a distanza di 40 anni gli traducessi quel che gli scriveva il suo filarino di allora.

E qui è venuto il bello. 

Leggendo quelle righe ho scoperto che Lorena (la MILF) scriveva in risposta a delle lettere che a sua volta mio padre le scriveva.
E mio padre le scriveva in Italiano.

E lei rispondeva in inglese. Dicendogli che non aveva capito granché di quel che le era stato scritto la volta precedente (!), ma era comunque contenta di ricevere quelle lettere...e se magari lui le avesse mandato il suo numero di telefono, si sarebbero potuti sentire e vedere di nuovo...forse a Roma o a Venezia, se fossero state vicine a dove lui viveva (per la cronaca: viveva in Lucania che - mi rendo conto - negli anni '70 fosse più misteriosa dell'Amazzonia).

E nella lettera di risposta, mio padre le scriveva di nuovo senza aggiungere il suo numero di telefono, perché - a sua volta - non aveva capito assolutamente nulla di cosa gli avesse scritto Lorena.

Sono andati avanti così per circa un anno.

L'italiano scriveva in italiano e l'inglese rispondeva in inglese. 

Ciascuno di loro senza avere la minima idea di cosa avesse scritto l'altro. 

Dalle parti mie si direbbe che è un un'arte di pazzi.

Ma anche una perseveranza commovente, se paragonata a chyber-storie odierne che si consumano in pochi clic.

A questo punto, sono molto curiosa di scoprire le lettere della poliziotta a cavallo. 

O del Jack lo Squartatore di Soho.

lunedì 6 maggio 2013

Always Do Sober What You Said You'd Do Drunk


***ex libris personale: quanto di seguito è una vecchia storia, che le mie amiche ben conosco e a cui dedico quanto sotto con tutto il cuore. Per tutto l'appoggio dimostrato quando mi sono innamorata, mi innamoro e mi innamorerò di Claudio Santamaria***

Ad Amsterdam mi sono innamorata.

L'ho capito perchè ho sentito cantarmi in testa una canzone dei Pink Floyd.

E' un problema che ho da sempre: c'è chi sente le campane. Io sento Syd Barret. Avolte anche David Gilmour, dipende dal periodo discografico che la mia mente decide di abbracciare in quel momento. E poi, diciamolo pure, sono stata una delle rockband più prolifiche della storia: un minimo di varietà musicale, alla mia serotonina, dovrò pur concederla.

Mi innamoro anche ogni volta che bevo un Mojito a stomaco vuoto. Niente di serio, giusto 10 minuti di innamoramento. Se dopo questi dieci minuti non partono i pink floyd...è finita anche la mia storia d'amore.

Qualche problema può nascere in quei pub che hanno la fissa della buona musica....magari sento Syd Barret e non è nella mia testa. E' nella filodiffusione del locale.

Quello a volte ha creato qualche problema, in effetti.

Per fortuna, ho una terza caratteristica che mi aiuta a distinguere i veri dai falsi innamoramenti: quando mi innamoro "sul serio", l'oggetto del mio amore assume immediatamente (solo ai miei occhi, eh?) le sembianze di Claudio Santamaria.

Che poi, so benissimo che esistono attori più fighi, ma io sono anni che ho la fissa per Santamaria. Oh, ognuno ha i suoi gusti.

Insomma, è una triangolazione perfetta: Mojito, Pink Floyd...Claudio Santamaria. Bum!farfalle nello stomaco!

E parte il film: casa al mare, spiaggia tropicale, amore appassionato, etc. etc. Tutto da catalogo insomma.

Ma torniamo a noi. Dicevo, ad Amsterdam mi sono innamorata.

Ero seduta in questo pub, con un po' di amici, e ad un certo punto mi sono trovata seduta vicino questo tipo: biondino, pallidino, magrolino...

Così, più per cortesia che per piacere, ho cominciato a rispondere alle sue domande. Chi sei?Cosa fai?

Solite cose, insomma. Conversazione standard.

A un certo punto, pallidino se ne esce con una notizia bomba. Suona il basso in una rockband.

Cazzo.

Un artista.

Ecco. Io ho sempre avuto un debole per gli artisti. Ma mica perchè piacciono a me, no eh?E' che da piccola ho subito un sistematico e costante lavaggio del cervello che mi ha fatto propendere - dalla pubertà in poi - per l'articolo "artista". Possibilmente spiantato e (finto) sporco.

Tutta colpa di Candy Candy. Quella grandissima str*nza di Candy Candy. Avesse avuto una storia d'amore con un impiegato della previdenza sociale, anzichè con quello strafigo di Terence, magari oggi spererei di rimorchiare lo sportellista dell'INPS.

E invece no. Quella grandissima str*nza, dicevo, si era innamorata dell'attore strafigo, ricchissimo di famiglia che aveva rinunciato a TUTTO per vivere come un barbone, pur di seguire la sua arte.

Maledetta idiota con i codini: avevano ragione tutti quelli che ti odiavano e ti tormentavano.

Ma torinamo al pub.

Dopo avermi detto che suonava il basso in una rockband, pallidino mi sembrava già un po' meno pallido. Più portatore di un aristocratico pallore alla "Oscar Wilde", per intederci, più che quel bianco-giallognolo che facesse presagire anche una punta d'ittero.

Così l'ho guardato meglio: con quella specie di mezza caccola che usciva dal naso....il maglione bucato....era semplicemente bellissimo nella sua evidente decadenza artistica!

E lì è partita la musica: the Great Gig in the Sky...mica cotiche...il mio subconscio quando ci si mette fa una selezione di un certo livello.

Mi son girata ed ho guardato in viso pallidino: oh, UGUALE a Caludio Santamria!!

Cioè, se Claudio Santamaria si fosse schiarito i capelli e ammalato d'ittero...c'erano altissime probabilità che sarebbe stato (un po') somigliante a pallidino!

E lì è partita (nella mia testa) la nostra storia d'amore.

Già mi vedevo sull'isola tropicale....con David Gilmour che ci cantava accanto...

Pallidino...cosa pensi dei Caraibi?

AH...Vivi a Rotterdam da 25 anni e il sole ti fa allergia?

Ok, ok, basta cambiare ambientazione: vivremo nella nostra pittoresca casa spiantata sui canali di Rotterdam (...Rotterdam ha i canali, vero?) ... con Roger Waters che suona il basso accanto a noi sul divano....

Pallidino, suonerai tutto il tempo a Rotterdam??Dormiremo durante il giorno e vivremo la notte olandese come due bohémienne??

Ah...dici che di giorno guidi il Tram??...ok, ok, fico!Saremo io, tu e David Gilmour...sul 19 stazione/centro....Shine on You Crazy Diamond (che signora selezione musicale, eh?) ... sempre in giro sui mezzi pubblici olandesi...dalla mattina alla sera....

Ah, la sera vai a letto alle otto perchè di mattina attacchi col turno delle cinque?va bene ... allora faremo i bohemienne fino alle 6 di pomeriggio....perché se non dormi le tue otto ore ti viene il mal di testa....

Senti ma... tu, in questa rockband, il basso esattamente quando lo suoni?

Ah....il sabato dalle quattro e mezza alla cinque...ok. ok, dai...fico lo stesso.... usciamo dal locale così prendiamo un po' d'aria fresca e continuiamo a parlare?Su, andiamo!

Così abbiamo pagato i drink e ci siamo alzati per dirigerci verso l'uscita. Cioè, io mi sono alzata.
Pallidino è rimasto seduto. No, in realtà non era più seduto....pallidino era in piedi....e in piedi...mi arrivava esattamente all'altezza del mento. Praticamente un ragazzino di 11 anni.

Porca vacca.

Chi ha tolto i Pink Floyd??





lunedì 25 marzo 2013

Pene d'Amor Perduto

Parental Advisory: Explicit Lyrics.

Il Parental Advisory prima di cominciare è doveroso.


Innanzi tutto perché è da quando lo vedevo sui dischi dei Greenday che desidero utilizzarlo.

In secondo luogo perché stiamo per trattare un argomento politicamente scorretto. E lo faccio consapevolmente, perché quando scrivo di argomenti politicamente scorretti, l'audience del blog si impenna clamorosamente (chiedo scusa per il facile doppio senso). E questo dovrebbe dirla lunga anche su quanto azzeccata sia stata la mia scelta lavorativa nella vita.

(A questo punto sarebbe lecito chiedersi QUALE avrebbe potuto essere una scelta azzeccata)

Ma veniamo a noi e facciamo un passo indietro.

A Natale volevo andare in viaggio (si lo so, siamo quasi a Pasqua...ma ho un "po'"di post arretrati). Sentivo di meritarmelo, cribbio! [In realtà - i viaggi - sono cose che sento di meritarmi costantemente]

Così ho cominciato a girare il mondo virtualmente. Sul mio pc scorrevano immagini delle tipiche mete vacanziere natalizie: paesaggi esotici, spiagge incontaminate, palmizi rigogliosi.

Già mi vedevo sdraiata sotto un palmizio rigoglioso con un mojito in una mano e un panama immacolato sulla testa.

Poi ho cominciato a pensare che un palmizio rigoglioso era una meta di vacanza troppo "scontata". Soprattutto, credo abbia preso il sopravvento il mio lato masochista (che devo sempre aver avuto in forma latente, ma da quando lavoro s'è sviluppato in maniera esponenziale).

Così la vacanza l'ho prenotata in Russia. In Russia. A dicembre.

Tutta colpa del masochismo. E di Dostojeskji, credo. Se non fossi cresciuta leggendo i suoi romanzi, pieni di eroi disperati che vagano per San Pietroburgo o Mosca, mentre la neve cade e seppellisce tutti gli istinti più grevi, non credo mi sarebbe passato per l'anticamera del cervello di salire su un aereo per il nord del mondo a dicembre.

Ma la mia adolescenza ha conosciuto massicce dosi di letteratura russa e il risultato, ahimè, è sotto gli occhi di tutti.

Ora, tutto quanto sopra costituisce esclusivamente l'antefatto.

Quello di cui voglio parlarvi in questo post non è il viaggio (che pure, devo ammettere, meriterebbe), ma una frazione di esso.

Meglio, un'insospettato aspetto di storia contemporanea fortunosamente scoperto grazie a questo viaggio.

Andiamo con ordine.

A San Pietroburgo esiste un museo del sesso.

Poco male, direte voi, anche Amsterdam ne ha uno.

E' vero, ma ad Amsterdam te lo aspetti un museo del genere, e non solo per l'esistenza del red light district. Amsterdam è una città allegra e giocosa.

San Pietroburgo non è nè allegra nè giocosa. Bellissima, certo. Ma seria come solo una parte della ex repubblica sovietica potrebbe esserlo.

E invece (sorpresa, sorpresa!) San Pietroburgo ha un museo del sesso.

E cosa può esserci nel museo del sesso di San Pietroburgo?

Più o meno raffinati strumenti di tortura sessuale?

No.

Giornaletti porno proibiti dal regime comunista?

No.

Nel museo del sesso di San Pietroburgo c'è esposto il pene di Rasputin.

Avete letto bene: il membro del tipo, staccato dal suo naturale supporto, sarebbe stato asportato (spero post.mortem) e messo in un barattolo di formaldeide affinchè venisse ammirato dai posteri.

Pratica decisamente bizzarra (soprattutto pensando che saremmo nella serissima madre russia e non a las vegas) ma quantomeno spiazzante se si pensa che il buon Rasputin non era un porno attore (come sarebbe lecito pensare). No, il tizio in questione era un monaco. Ma andiamo con ordine, perché credetemi la storia (cui capirete, mi sono appassionata), merita.

A questo proposito la divideremo in "iconografia ufficiale" e "iconografia ufficiosa". A voi decidere quale parte prediligere.

Iconografia Ufficiale.

Il buon Rasputin nacque contadino nella seconda parte dell'800 e ad un certo punto della sua vita decise di farsi monaco.

Pare che il nostro avesse straordinari poteri di guaritore che lo resero famoso in Russia, finché la sua fama giunse alla corte dello stesso Zar. Questi, avendo un figlio malato, lo chiamò a se e, assieme alla moglie, rimase soggiogato dal carisma dell'uomo che, pare, cominciò ad avere una notevole influenza sulla politica del sovrano.

Come spesso accade, il potere acquisito attirò non poche invidie e così, un giorno, il nostro rimase vittima di una congiura di palazzo. Fine del monaco.

Iconografia Ufficiosa.

Pare che il carisma e le facoltà da guaritore non fossero le uniche grandi doti del nostro amico che, soprattutto, vantava il possesso di una slenga di ben 33 cm di lunghezza a riposo (alla faccia di John Holmes e Rocco Siffredi). Fra queste doti, l'ultima in particolare lo rese noto all'aristocrazia russa. Soprattutto, lo rese famoso presso la porzione femminile dell'aristocrazia russa.

In nostro Rasputin infatti, noto anche come "il monaco pazzo" era molto poco monaco...e doveva essere anche piuttosto furbo: pare che avesse elaborato una sua teoria teologica (che stranamente è meno nota delle costruzioni di Sant'Agostino o San Tommaso), in forza della quale ad avvicinarlo al paradiso era il peccato.

Buoni tutti così, direte voi. E invece no: il povero Rasputin si applicava sistematicamente a dar corpo a questa sua teoria, così organizzava pantagrueliche orge (in cui lui la faceva, per ovvi motivi, da padrone) cui seguivano pentimenti che a suo dire lo avvicinavano al divino. Almeno, lo avvicinavano alla "sua" versione del divino.

Questa generosità nell'applicarsi era giustificata dall'esuberanza "fisica" di cui vi accennavo. Bene, in nostro, non pago di tanta pratica, usava anche vantarsi sistematicamente del suo flacone di idraulico liquido maxi formato: così, riportano le cronache, era uso organizzare grandi banchetti, al termine dei quali, si alzava in piedi e annunciava: "ora si sparecchia!". Tirava fuori il fustino di Dixan e, solo con quello, buttava a terra posate e stoviglie.

Un signore, direte voi.

Soprattutto, avrebbe dovuto immaginare che questo stile di vita qualche problemino gliel'avrebbe causato.

Ora, Freud era suo coevo, e dubito all'epoca (senza televisione e internet) potesse essere a conoscenza dell'esistenza del monaco e delle sue intemperanze: ma diciamo che la sua espressione "invidia del pene" potrebbe (anche) essere alla base delle inimicizie che Rasputin s'era creato.

Insomma, un gruppo di cortigiani - per gelosie di "potere" non meglio precisate, ma comunque immaginabili - decisero un bel giorno di far fuori il monaco. Così, lo invitarono a cena e gli servirono una pietanza avvelenata.

Ma Rasputin non morì.

Gli assassini (probabilmente stager, data l'inesperienza) visto che il monaco non soccombeva, decisero di sparargli.

Ma Rasputin non morì.

Da ultimo, stremati, lo buttarono nel fiume che attraversa San Pietroburgo, ghiacciata per il freddo.

E lì, alla fine, il monaco tirò le cuoia.

Dopo questo rocambolesco epilogo, non fosse sufficiente, una serva pensò bene di prendere un "souvenir" dalle spoglie del monaco.

E il resto della Russia non pensò ad altro che ad esporre quello stesso souvenir in un museo dedicato.

E' un po' come se - fra 100 anni - esponessero a Roma, in un museo dedicato, il pappagallino di un ex presidente del consiglio a caso...ad imperitura memoria e metafora dei tormentati anni che stiamo vivendo.

[A pensarci, sarebbe una metafora quantomai azzeccata]

In attesa di quel momento, inviterei ogni singolo lettore e lettrice che abbia avuto la ventura di imbattersi in questo post, a meditare ogni qualvolta, al termine di una cena, un commensale uomo (padre, fratello, amico, fidanzato, marito, amante, conosciuto o sconosciuto che sia, poco importa) si alzi e annunci solenne "adesso sparecchio io".

Pensate che se si limita a togliere piatti e posate, in maniera canonica, siete stati - in fondo - fortunati.

giovedì 7 marzo 2013

The Mildred's Legacy



Tempo fa ho dedicato un post a Mildred.

Ex coinquilina per un decennio, amica, compagna di studi e di1000 avventure.

Bene. Quel che (forse) non traspariva dal predetto post è che Mildred è un personaggio d'incredibile forza comica.

Semmai se ne rendessero conto ad Holliwood, le dedicherebbero una sit-com di grande successo. 

Per intenderci (per i drogati di telefilm come la sottoscritta), Mildred è il Joey di Friends. Il Barney di How I met your mother, lo Sheldon di the Big Bang Theory.

Il personaggio che attribuisce la vera svolta comica alle puntate della serie.

Quello che ti fa ammazzare di risate in televisione, ma che (magari) ti crea qualche problemino nella vita di tutti i giorni.

Per intenderci: la volta in cui Mildred s'incaricò di cercarmi dei coinquilini, mi ritrovai a vivere con 3 punk a bestia, nudisti per diletto e proprietari di numero due (2) gatti (essendo punk a bestia...direte voi). Non due dolci gattini, badate bene. Due puma assetati di sangue: Attila e Mozzilla, che vivevano occupando (anzi okkupando) fisicamente il bidet di casa e  obbligandomi ad entrare in bagno con tuta ignifuga, scopa e sedia, per evitare che mi sbranassero mentre espletavo le mie funzioni vitali (come apprezzeranno i più attenti fra voi, da sempre al centro di incredibili problemi).  

Ma di Attila, Mozzilla (e dei loro padroni) ci occuperemo in altro momento (quando l'analsta me ne darà il permesso). Ora concentriamoci su Mildred.

Bene, Mildred è un avvocato pentitissimo. Talmente pentito che - una volta abbandonata la metropoli in cui abbiamo condiviso vita e pentimento per diverse primavere - ha lasciato la "professione" per aprire - come si dice - un'attività commerciale.


Ora, se gestire un'attività d questo genere è ostico per chiunque nei tempi che corrono, immaginate quanto più complicato sarà per un personaggio da commedia.


Ma l'infaticabile Mildred ha affrontato con la solita grinta questa prova: ha aperto il negozio, l'ha arredato, ha contattato i fornitori, ha fatto corsi e aggiornamenti.


E si è dedicata a marketing e promozione.


Per il marketing e la promozione, a dire il vero, si è affidata anche al vecchio, conosciuto metodo della promozione "porta a porta".


Così ha girato fiere ed eventi.


Palestre e librerie.


E soprattutto circoli.


Circoli di ogni tipo.


Così, un bel giorno, Mildred ha partecipato alla riunione del circolo ricreativo per la terza età della sua città.


Mentre gli associati discutevano di pie gite nei santuari locali e visite delle pinacoteche medievali, Mildred sedeva distratta e fiera, con i volantini promozionali del suo negozio poggiati sulle gambe, vagando  con la mente fra marte e plutone e aspettando paziente che la presentazione de "la Prostata-questa grande sconosciuta" terminasse e arrivasse il suo turno di parlare.


Nel frattempo, ingannava l'attesa fingendo grande partecipazione all'argomento della serata: pertanto, annuiva compita all'oratore, senza che avesse idea di cosa stesse parlando (la prostata, capirete, incredibilmente non è mai stata argomento di suo interesse).


Ad un certo punto, mentre la sua mente volava felice alla scoperta delle lune di giove, la malcapitata si rese conto che la scaletta aveva subito una brusca variazione: il circolo ricreativo era intento ad eleggere il suo presidente onorario.


Purtroppo per lei, aveva mostrato evidentemente grande interesse anche per l'elezione in corso: perché l'oratore ne parlava guardandola soddisfatto, sembrava quasi si stesse rivolgendo esclusivamente a lei....pareva, anzi, stesse parlando esattamente di lei: così attiva e partecipe, in prima fila, con i suoi volantini sulle ginocchia, chissà come avrebbe rivoluzionato la vita del circolo della terza età, se avesse potuto, eh?non è vero, sig.ra Mildred?


Come sembra accada in molti agglomerati sociali, le maggiori chance elettorali pare siano nelle mani dei c.d. "volti nuovi" (cogliete in questa affermazione la velata satira sociale che vorrete attribuirle).


Via il vecchio, largo ai giovani!


Evidentemente, la pensavano a questa maniera anche i vecchietti del circolo ricreativo.


Così, mentre Mildred si guardava attorno con aria interrogativa, rientrando bruscamente dal suo viaggio nello spazio, loro (i vecchieti) la acclamavano come loro nuovo presidente.


Un po' come i gladiatori acclamavano Massimo come loro condottiero. Solo che il Gladiatore era un attimo più calato nella parte, e attorno aveva un'esplosione di virile entusiasmo.


Nel nostro caso, Mildred veniva festeggiata da un nugolo di vecchiette con la permanente turchina e dai componenti della squadra di bocce regionale.


Così Mildred, adesso, non è più un avvocato pentito ma una donna d'affari.


Ha la sua attività commerciale e, soprattutto, presiede un gran numero di attività culturali al vertice di un circolo culturale. Un circolo per la terza età, ma pur sempre un circolo.

Apporta il suo sostegno per promuovere la vita culturale della sua città.

La scorsa settimana - ad esempio - ha presieduto un interessantissimo convegno su cataratta e sue conseguenze.

Che sarà pur vero che prostata e cataratta, per il momento, dovrebbero esser problemi lontani ma - come si dice - quando sarà il momento... lei ci arriverà preparata.

mercoledì 20 febbraio 2013

Save the ToiletS!


Cari Amici (ammesso abbia ancora il privilegio di chiamarvi così…date le ripetute minacce di morte ricevute in questo lungo periodo di silenzio del blog),

Come già sapete, qui in Studio Grandicello risolviamo problemi 24h/24h. 7giorni su 7. 12 mesi su 12.

Come in un pronto soccorso.

Un po’ come succede da 9 anni a questa parte in una qualsiasi puntata di Grey’s Anatomy (certo, togliendo quei fighi dei dott. Sheperd, Sloane, Burke, ecc…). Ma, per fortuna, senza tutte le sfighe (scusate il francesismo) che da anni vessano i protagonisti di Grey’s Anatomy (una quantità di incidenti aerei, bombe, esplosioni, dottori bruciati vivi che credo non troveremmo nemmeno mettendo assieme tutta la storia della croce rossa italiana).

Nonostante questo, ogni richiesta di consulenza legale, se fatta qui dentro, va trattata come un codice rosso in pronto soccorso: con delicatezza, discrezione e, soprattutto, URGENZA.

Certo, la ragione per cui ci sia questa urgenza spesso ‘sfugge’ a molti, ma ciò non di meno il concetto viene inculcato sin dalla più tenera età ai giovani praticanti che entrano in studio: se il cliente chiama, bisogna dare una risposta in tempi brevissimi.

Naturalmente, per poter essere così pronti e diligenti occorre essere supportati da una struttura adeguata.

Una struttura in cui un legale possa stazionare 24 ore facendosi più seghe mentali di quante se ne facesse Fox Mulder negli scantinati dell’FBI (con la differenza che Mulder si faceva seghe mentali su presunte prove di esistenza di razze aliene e noi ce le facciamo sulla necessità di mantenere un plurale o un singolare in una clausola contrattuale).

Una struttura in cui un essere umano possa sopravvivere giornate intere senza rischiare di ammalarsi di scabbia o tubercolosi.

Una struttura in cui un essere vivente possa correttamente espletare le sue funzioni vitali.

Ecco, qui a Studio Grandicello abbiamo spesso problemi proprio in relazione all’ultimo punto: possibile espletamento delle funzioni vitali. Nel senso che, spesso e volentieri, i nostri bagni sono drammaticamente e pericolosamente rotti.

Questa circostanza, capirete bene, potrebbe costituire un problema non di poco conto.

Per questa ragione, dopo l’ennesimo episodio, è stato inviato a tutti noi un piccolo manuale di utilizzo degli “strumenti di lavoro”, tramite mail intitolata “Regola N. 1: il W.C. non è una pattumiera”.

Come immaginerete, a leggere l’email, ci siamo sentiti un po’ tutti dei novelli Mosè che ricevano le sacre tavole sul monte. Per questo, al fine di divulgare il verbo, affinché anche voi veniate correttamente edotti in materia, copio in corsivo, qui di seguito, il testo dell’email, aggiungendo  qui e là qualche piccolo commento personale che, come novello Mosè, mi auguro vogliate concedermi.


Cari tutti,

ieri sera uno dei bagni del nostro ufficio si è allagato a causa di una otturazione ed abbiamo dovuto chiamare il pronto intervento, con cui ci siamo allegramente intrattenuti sino alle 2.00 di notte. I tecnici del pronto intervento hanno appurato che l’otturazione del wc è stata causata dalla presenza di:

tantissima carta

Ok. Qui il termine “tantissima carta” non è quantificato né quantificabile. Ma io dico, test clinici di laboratorio confermano che esistono momenti nella vita di un uomo (e di una donna) in cui è necessario…utilizzare più carta igienica di quanta se ne userebbe normalmente. Quindi qui i novelli Mosè, estremamente turbati, si sono chiesti: cosa avrà voluto intendere il Legislatore con questa regola?

Era un malcelato invito a pulirsi di meno?

Era un malcelato invito  rivolto al collaboratore che durante la giornata lavorativa sentisse il bisogno di rimanere solo con se stesso …. ad andare a rimanere solo con se stesso a casa propria?

Era un malcelato invito a sfruttare giardini e bagni pubblici?

Nel dubbio, abbiamo drasticamente ridotto la quantità di fibre assunte.


- e persino scarti alimentari (pomodori, insalata, mais, etc.).

Altro dubbio amletico. Test clinici di laboratorio confermano che - in quei momenti in cui un uomo (o una donna) sente il bisogno di restare solo con se stesso - la produzione organica generata potrebbe avere consistenze diverse ma generalmente aventi massa corporea ben maggiore di una foglia di insalata, di un pomodoro o di un chicco di mais.

D’altra parte l’insalata, il pomodoro o il mais, come la massa corporea, dovrebbero essere prodotti pienamente biodegradabili (e poco resistenti all’ utilizzo di un buon idraulico liquido).

Come è allora possibile che una massa corporea che chiameremo … “straordinaria”….non generi problemi, mentre un pomodorino, un chicco di mai o una foglia di insalata otturino completamente la rete fognaria di Studio Grandicello?

Di cosa sono fatti i pomodori, l’insalata e il mais che ci vendono in mensa??

E soprattutto, cosa avrà voluto dirci anche questa volta il Legislatore con il suo comunicato sibillino?

Visto che la massa corporea ha spesso peso specifico maggiore dei citati prodotti alimentari, il suo sarà stato un invito a NON produrre massa corporea?

Oppure a produrla ma con parsimonia e al massimo delle dimensioni e peso specifico di quella di un coniglio?

O infine…il suo comunicato malcelava la terribile reprimenda: “Zozzoni, sappiamo cosa fate in bagno!Sappiate che gli avvocati…NON LA FANNO!!!”??

Nel dubbio, abbiamo dimezzato la già ridotta quantità di fibre assunte.



L’otturazione, tra l’altro, ha provocato la fuoriuscita di liquame sul pavimento del bagno, con intuibili conseguenze.

Avete presente l’espressione, spesso abusata, “siamo nella merda”?

Ecco da noi corre il rischio di essere letterale.

Considerando che:

(i) non è la prima (né la seconda) volta che succedono cose di questo genere (causate sempre e solo dalla nostra maleducazione);

…perché tutti voi, scellerati, vi ostinate ad usare i gabinetti.

(ii) abbiamo anche appeso dei cartelli in ogni bagno per ricordare quello che sanno anche i bambini di 5 anni, ossia che “solo ed esclusivamente” la carta igienica può essere buttata nel wc, non altro; e

(e qui vedi dubbi amletici di cui ai punti precedenti)

(iii) questi comportamenti causano un danno allo Studio (solo ieri sera abbiamo buttato “dalla finestra” 2.000 Euro...)

Nota Bene: non a caso non è stata utilizzata la più familiare espressione “buttato nel cesso”, in quanto verosimilmente questo avrebbe generato un’ennesima otturazione.

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Tutto ciò detto, miei cari amici, vi invito ad essere tolleranti e comprensivi, qualora aveste la ventura di incontrarmi e vi apparissi alquanto irritabile e suscettibile.

Pensate che praticamente non tocco fibre (con ovvie conseguenze).

E che in quei (ormai rari) momenti in cui sento il bisogno di rimanere sola con me stessa….IO POSSO USARE POCHISSIMA CARTA.