mercoledì 16 febbraio 2011

L'irresistibile leggerezza di una parete fucsia

L'edizione milanese de La Repubblica (storico quotidiano di resistenza anti-capitalista, letto da "pochi" radical-chic, per usare una citazione abusata di questi giorni), il giorno 13 febbraio 2011, antivigilia di San Valentino, dedica un amorevole articolo ad uno studio Grandicello (come il mio).

L'articolo mi tocca nel vivo: per un periodo ho avuto modo di conoscere quello studio grandicello e la sua sede milanese..........quindi, leggere quelle righe celebrative e pensare a quei corridoi, alla gente che vi cammina e lavora, mi ha procurato più un sussulto.

Un sussulto di insoprimmibile ilarità.

Quell'articolo è un gran pezzo.

E non un gran pezzo di giornalismo.

Un gran pezzo di monologo comico.

A questo punto, senza indugiare oltre, passiamo ad una compiuta analisi dell'articolo in questione.

"IDEALMENTE la giornata del super studio inizia intorno alle 8 del mattino, brioches smistate, pulizie terminate: tutto è pronto, almeno per le successive 12 ore."
Da questa descrizione....cosa immaginate?File di Chef grassocci e di camerieri canterini che sfornano croissant caldi e croccanti ballando sulle note del miglior best of della Disney; avvocati e praticanti che entrano in studio volteggiando sulle note di un Valzer di Strauss; donne delle pulizie che amoreggiano con gli scopettoni del cesso, canticchiano come mary poppins nell'omonimo film ed escono dagli edifici con un ombrello volteggiante?
Niente di più lontano dal vero. La mattina nello studio milanese si respira un'atmosfera greve: se qualcuno sibila 'buongiorno' le reazioni tipiche sono 1) nessuna risposta; 2) buongiorno un cazzo; 3) buongiorno sta minchia (declinazione regionale); 4) hai una macchia di caffè sulla cravatta; 5) giorno???è già giorno???ma porc...che ore sono????


"perché uscire di lì prima delle 19 sottintende un part time."
Questa frase è tristemente vera. Uscire alle 19 è considerato part time. Vi rendete conto???scappare al supermercato alle 19.10, prima che chiuda, per comprare una fettina di carne trasparente e scongiurare l'ennesima cena a base di pizza, per rientrare 15 minuti dopo e sedersi nuovamente alla propria scrivania, è operazione più complicata di quella messa a punto da clint eastwood per fuggire da Alcatraz. Ormai, avendo capito che il nutrimento non rappresenta un diritto costituzionale riconosciuto dallo Studio Grandicello in questione, per qualsiasi puntata fuori ufficio si ricorre a quell'unica necessità davanti alla quale (quasi) tutti i capi, per quanto spietati, hanno un (molto breve) tentennamento: la salute. Così decine di collaboratori nel pieno del loro vigore fisico, hanno regolari puntate giornaliere in Farmacia. O al più vicino centro medico per ritirare analisi. Non si capisce come la vicina Farmacia, data la mole di richieste, riesca ad avere scorte inesauribili di farmaci-base; e come i collaboratori abbiano ancora sangue in corpo visto il salasso quasi giornaliero cui si sottopongono.

'In realtà, tra liberi professionisti un orario fisso di lavoro non c'è, si può tirare la giornata fino alle 4 di notte o cominciarla alle 6 del mattino: assecondando ansia e/o insonnia, gli uffici (...) schierano due interi palazzi (...), tre numeri civici, cinquantasette soci e duecentocinquanta collaboratori per formare uno degli studi legali più grandi d'Italia, sono aperti ventiquattro ore su ventiquattro. Il motto potrebbe essere "gli avvocati di successo non dormono mai".'

E NO!!!!Cara redattrice dell'articolo in questione, come puoi scrivere una simile corbelleria???Un orario di lavoro fisso c'è eccome: và dalle 9. di mattina a ........ infinito.
Perchè uno Studio Grandicello NON è uno studio legale. E' una clinica medica sotto mentite spoglie. E come ogni clinica medica che si rispetti, medici ed infermieri sono disponibili 24 ore al giorno.

Immaginate: sei a casa il sabato pomeriggio, seduto sul divano a bearti del Grande Fratello o di altro peggiore programma trash che la televisione italiana offre, sentendo i tuoi neuroni quasi godere fisicamente di cotanta nullafacenza e all'improvviso.....DRRRRRIIIIIINNNNNNNNNN - ecco che squilla il telefonino (negli studi Grandicelli, come nei centri medici, il numero del proprio telefono cellulare è a bella disposizione di chiunque). Prendi il telefono bestemmiando silenziosamente, guardi lo schermo e vedi lampeggiare il numero del centralino di studio.
Panico.
Desolazione.
Timida speranza: magari è qualche collega e amico sfigato costretto al lavoro che ha voglia di scambiare due parole con qualcosa che interagisca maggiormente del boccione dell'acqua.
Poi...la risposta 'P..P..Pronto?' e dall'altra parte la secca voce del padrone: "Dove sei????" (Dire 'buonpomeriggio, come stai, scusa il disturbo, sono vocaboli non contemplati).
risposta disperata, mentre l'ultima timida speranza svanisce suicidandosi "a casa...."
Voce del Padrone (con disappunto) "Humpf" (Traduzione: Maledetto Fancazzista) "Vai subito in studio. C'è un'urgenza".
Un'urgenza?????!!!!!Mi spiegate cosa può esserci di così urgente per un AVVOCATO, all'improvviso, di sabato pomeriggio???Un'operazione a cuore aperto??Devo lanciarmi come Dottor House sopra un paziente per praticargli il massaggio cardiaco col bastone da passeggio???
Niente di tutto questo: c'è da rivedere la clausola di contratto fatto 20 giorni prima. Alla controparte non piace che al punto 20.5 si dica che sarà responsabile "inter alia" di blablabla. Non gli piace proprio quell'inter alia. Gli sta antipatico. Il latino ce l'ha sul culo perchè al V ginnasio era stato rimandato e ha dovuto passare l'estate a studiare. E per litigare su quell'inter alia e pensare a un altro sinonimo utilizzabile tu (sfigato avvocato di successo) passi in studio tutto il week end.
A tutti quelli che criticano il Grande Fratello e chi lo guarda...........ora sapete chi lo guarda e perchè lo fa??

'(...) un mondo a parte. In cui, se solo si aggiungessero i letti, si potrebbe entraree mai più uscire. Tanto, non si rischia l'ulcera: tre bar, una caffetteria e un ristorante provvedono ad arginare la fame. Nemmeno s'ingrassa, la palestra è aperta a tutti, basta scendere ad allenarsi.'

A parte l'evidente parafrasi dantesca dell'incipit (lasciate ogni speranza, ecc. ecc....), mi soffermerei sui benefit che farebbero evitare di incorrere in un'ulcera. Tre bar, caffetteria e ristorante. Praticamente - se ci fosse la piscina - sarebbe la descrizione perfetta di un villaggio vacanze. In realtà lo studio milanese ha (nell'ordine) 1) un bar "per le sale riunioni" ovvero (sottotitolo) "esercizio adibito a bevande e spuntini ad uso esclusivo dei clienti (paganti) dello studio" ovvero ancora (ulteriore specificazione) "non agibile ai semplici collaboratori, a meno che tumulati vivi in sala riunione"; 2) ristorante soci, ovvero (sottotitolo) "esercizio di ristorazione ad uso esclusivo dei soci e di clienti (paganti) c.d. megagalattici (paganti senza batter ciglio)", ovvero ancora (ulteriore specificazione) "non agibile (neanche col pensiero) ai semplici collaboratori, a meno che i suddetti collaboratori costituiscano (pro tempore) un'appendice fisica di uno dei soci stessi"; 3) sala mensa. Ovvero (sottotitolo) "esercizio sotterraneo adibito alla ristorazione del volgo (collaboratori e staff)". In realtà - per quanto sotterranea - la mensa costituisce un simpatico luogo di ritrovo per i collaboratori, in cui staccare dal lavoro per la bellezza di 10 o additura 15 minuti (fancazzisti di merda). E' anche popolata di personaggi simpaticissimi: c'è un vitello tonnato esposto dal 2007 che ormai saluta quando passi e conosce i nomi di ogni singolo collaboratore.

'(...) In realtà,i tanti servizi, persino l'integrazione del trattamento di maternità, semplificano la vita, soprattutto dei giovani.'

E' vero, la vita delle giovani mamme è veramente semplificata. E valorizzata. Talmente tanto che le future mamme partoriscono praticamente in sala riunioni. Ma per spirito di attaccamente al lavoro e far respirare al pargolo sin da subito l'atmosfera familiare che si respira in studio.

'In questo universo di fama e di sapore molto Wall Street, gli uffici personali  (...) sono molto misurati (la sobrietà come sublime vezzo?). (...) notiamo: lampadario di Venini, locandine cinematografiche d'essai, sagoma di Bogart, Proust dipinto dietro le spalle. «Certo che si può personalizzare». E se uno volesse le pareti fucsia? «Probabilmente non sarebbe qui»'.

Le stanze dell'ufficio milanese sono sobrie e piene di vezzo. Saranno di ben 5/6 mq; strette e lunghe, con la moquette verde scuro e le pareti legno. E le finestre con gli affacci interni. Non esattamente luminosissime insomma. Ma, ehi, un po' di spirito di adattamento, ovvìa!!Come lamentarsi??le povere talpe albine del nicaragua vivono in cubicoli molto più bui e stretti. E le avete mai sentite lamentarsi?Senza contare che in quei metri quadri a Napoli vivrebbero 3 famiglie di cinesi.

'(...) l'atmosfera è serena. Come se si fosse cascati tra le braccia di una mamma buona che accudisce il figlio genio, a patto che lui vada benissimo a scuola.'

Cara Redattrice dell'articolo in questione, sii seria e guardami negli occhi. Quella che puoi vedere negli occhi dei collaboratori non si chiama serenità. Si chiama rassegnazione. Disperata e muta rassegnazione.

'E tutto sommato, una volta entrati, così ben accuditi dall'acquario fino alla boccia di vetro personale, perché uscirne?'

....già perchè mai uscirne???
Sarebbe da pazzi...
eppure.... non pensate che una parete fucsia sia bellissima?

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